I Maestri della fotografia: ANSEL ADAMS

Oggi voglio parlare di uno dei più grandi fotografi del 900, un innovatore, uno degli esponenti più influenti della fotografia paesaggistica e del bianco e nero. Le sue foto sono ancora  molto attuali.

Ansel Adams nacque a San Francisco nel 1902. All'età di 14 anni in occasione di una gita allo Yosemite National Park gli viene regalata una macchina fotografica Kodak; questa fu una tappa determinante della sua carriera poiché da quel momento la fotografia paesaggistica e l'amore per l'ambiente circostante saranno una costante per tutta la sua vita.

Dopo aver superato diversi problemi di salute e dopo aver abbandonato gli studi prima ed il pianoforte dopo per scarsi interesse e risultato, a 20 anni si iscrive ad una organizzazione ambientalista, il Sierra Club (che non abbandonerà più nel corso della sua vita) che gli darà la possibilità di scattare diverse fotografie e affinare la sua tecnica.

Nel 1926 realizza il primo di una lunga serie di progetti fotografici per il Sierra Club "Parmelian prints of the high Sierra" (che ebbe molto successo) grazie all'amico Albert Bender che ne finanzia il progetto.

Il 1932 è un anno importante per Adams; è l'anno della fondazione del gruppo f/64: "Il nome indica la minima apertura del diaframma, una tecnica complessa ma che permette di allargare la profondità di campo, ridurre lo sfumato dello sfondo e massimizzare i dettagli della foto. È questa una delle regole della fotografia paesaggistica ma lo scopo del gruppo era, bensì, un'altra: cercare di riunire tutti gli esponenti della straight photography come John Paul Edwards, Preston Holder, Alma Lavenson e Consuelo Kanaga.

 

"Nella straight photography è molto importante lasciare intatta la fotografia, senza sottoporla a superflue manipolazioni digitali in grado di intaccarne la purezza. I fotografi del movimento si contrappongono fortemente a quelli appartenenti alla corrente del pittorismo, quest'ultima vista come una banale simulazione della pittura."

Nel 1934 entra a far parte del CDA del Sierra Club e con lui anche la moglie Virginia Best. Sono gli anni in cui pubblica "Sierra Nevada : The John Muir Trail" un libro ricchissimo di foto di paesaggi frutto di una serie di visite dello stesso Adams in Sierra Nevada. Questo libro ebbe un impatto notevole tanto da permettere al Sequoia and Kings Canyon di diventare Parco nel 1940 grazie alla sapiente tecnica di messa a fuoco all'infinito di Ansel Adams.

La fotografia paesaggistica non è stata però l'unica categoria della quale si occupò e si distinse Adams. Importante ed allo stesso tempo controverso (per via di una diversa interpretazione della collega Dorothea Lange sull'argomento) fu per esempio il suo lavoro di reportage "Born Free and Equal: Photographs of the Loyal Japanese-Americans at Manzanar Relocation Center, Inyo County, California" che stava molto a cuore ad Adams e che documentava le condizioni di vita, in apparenza felici, dei Nippo-Americani. Adams in realtà voleva solo rendere onore a questo popolo, che con lealtà ed orgoglio aveva subito un ingiusto internamento, senza però mai perdere la speranza. Soggetti principali sono quindi donne e bambini intenti nella loro quotidiana e apparentemente banale routine.

Successivamente verrà premiato con 3 borse di studio Guggenheim per il suo alto valore in campo culturale ed artistico.

Nel 1980 il presidente degli USA Jimmy Carter  lo premia con la Medaglia Presidenziale della Libertà.

Nel 1984, poco dopo la sua morte, il Minarest Wilderness dell' Inyo National Park verrà a lui intitolato.

"In "Cypress, Pebble Beach, California" ciò che appare è un cipresso le cui forme geometriche si snodano in diversi punti della scena (foto a sinistra). Adams decide quindi di cercare la prospettiva migliore facendo solamente affidamento al proprio occhio e cercando l'immagine più bella. Non separava ciò che vedevano i suoi occhi da ciò che rifletteva l'obiettivo, segno che cuore e fotografia sono molto più vicini di quanto si possa pensare. In netto contrasto con "Redwoods, Bull Creek Flat, Northern California" (penultima foto, in basso a destra) in cui i fusti lunghi e affusolati degli alberi creano diverse sezioni ritmiche e un incredibile gioco di profondità.

Ansel Adams riesce sempre a comunicare qualcosa nonostante il tema sia così asettico come quello paesaggistico. Non ci sono lacrime, grida, commozione, ma la natura così come si presenza. Eppure le sue foto parlano e dicono molto allo spettatore, segno che ogni elemento visivo può divenire forza trainante se ben rappresentata."

Ansel Adams fu un pioniere della wilderness americana. Il suo occhio era attratto dalla natura selvaggia che domina e lui, con grande maestria poneva in risalto il contrasto della natura con l'indole umana atta alla distruzione. Ha passato la sua vita ad elogiare la bellezza della natura, fatta di forza, di calma e di perfezione struggente. 

Il tratto distintivo della fotografia di Adams era la verità, raccontata senza filtri, sincera.

Le sue foto, così vere, fecero da sponsor a tematiche complesse legate all'ambiente, come i disagi legati al turismo di massa e la massiccia cementificazione degli spazi verdi.

A lui si deve l'invenzione del Sistema Zonale che prevede lo studio dell'esposizione per sviluppare tutta la sfera di toni che compongono una scena, per offrire una immagine fedele al massimo alla realtà, facilitando il lavoro dei fotografi in fase di settaggio in diverse condizioni di luce.

"Un altro punto importante dell'Adams-pensiero è la convinzione che ogni fotografia è il riflesso del proprio autore. Più egli studierà, scatterà fotografie, leggerà libri, guarderà film e ascolterà musica, più crescerà in quanto essere umano e il risultato farà la differenza. Nessun altro potrà ottenere la stessa fotografia perché avrà un retaggio talmente diverso e una personale gestione dello scatto. In un clima di fotocopie è sostanziale allontanarsi dalla banalità e immettere un po' d'anima nel proprio lavoro, Ansel Adams lo faceva e si percepisce in ogni sua opera."

Ultima, ma non per questo meno importante è la considerazione di Adams sulla consapevolezza della fotografia e sulla necessità della riflessione. Niente eccessi, no agli scatti compulsivi e molteplici.

Il suo non è un rifiuto al digitale, ma un monito, un invito all'attesa, alla ponderazione. Concediamoci meno scatti, proviamo ad ottenere lo stesso risultato con meno tentativi; questo affinerà la nostra tecnica. L'osservazione di ogni minima parte della nostra scena è fondamentale. Lo scatto è solo l'ultimo tassello del puzzle

 

 

 

"Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito e le persone che hai amato" 

Ansel Adams

Bibliografia: http://www.grandi-fotografi.com/ansel-adams

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